Milano, 27 marzo 2017 - 20:48

Poletti: «Mandare il curriculum? Meglio giocare a calcetto»

Il ministro a un incontro con gli studenti: «Il rapporto di lavoro è prima di tutto fiducia, per questo si trova di più giocando a calcetto». Il M5S: un calcio in faccia a chi cerca lavoro. Poi la precisazione: «Mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità»

Il ministro Poletti (Ansa) Il ministro Poletti (Ansa)
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«Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum». Lo ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti agli studenti dell’istituto Manfredi Tanari di Bologna durante un incontro sull’alternanza scuola-lavoro. Il ministro ha perciò aggiunto che «i rapporti che si instaurano nel percorso di alternanza fanno crescere il tasso di fiducia e quindi le opportunità lavorative». E rispondendo alle domande degli studenti sul periodo di stage nelle aziende previsto durante il triennio delle scuole superiori, ha aggiunto: «Se vai in un bar ti fanno fare un caffè». I ragazzi gli hanno raccontato anche di esperienze non positive dell’alternanza e lui: «Intanto vedi un mondo». E ha anche spiegato loro di prediligere incontri di quel tipo, «senza rete», con gli studenti per farsi un’idea più completa dell’efficacia delle misure prese a Roma: «Se ci stai troppo a lungo finisce che pensi di essere un fenomeno».

Gaffe, lauree e cervelli in fuga

Dalla gaffe sui cervelli in fuga all’estero che «è meglio non rientrino perché il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi», alla «laurea da 110 e lode inutile a 28 anni», il ministro del Lavoro non è nuovo a uscite di questo genere. Tanto che l’ultima volta fu costretto a scusarsi con un video su Facebook dopo una mozione di sfiducia annunciata dal Movimento Cinque Stelle: «Non ho mai pensato che sia un bene per l’Italia il fatto che ci siano giovani che se ne vanno, volevo solo sottolineare che qui ci sono dei giovani bravi, che ci sono giovani competenti, impegnati e che a questi giovani bisogna dare questo riconoscimento».

«Un calcio in faccia a chi cerca lavoro»

E anche questa volta le sue frasi scatenano le reazioni polemiche del mondo politico e non solo. I deputati Cinque Stelle reputano le parole di Poletti «un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati: ormai è da cartellino rosso». E il grillino Alessandro Di Battista gli chiede: «Anche Buzzi giocava?», alludendo alla foto in cui Poletti compare con il ras delle coop di Mafia Capitale Salvatore Buzzi. Anche Antonio Misiani del Pd giudica «discutibili le affermazioni del ministro, soprattutto se pronunciate da chi di lavoro si deve occupare istituzionalmente: se Poletti voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi». Eil deputato di Mdp Arturo Scotto scrive su Twitter: «Caro Poletti, il lavoro non si conquista con il calcetto, anche perché tu da ministro non hai dimostrato di essere Maradona».

«Lavorare d’estate»

Parlando con gli studenti, Poletti ha parlato del Jobs Act, molto criticato dai ragazzi: «Le regole non hanno mai creato posti di lavoro - ha detto il ministro -, possono rendere l’ambiente più semplice e interessante; mi dicono che mi occupo troppo delle aziende, ma è perché ho studiato che i posti di lavoro li creano le imprese: ebbene, le regole che abbiamo fatto sul mondo del lavoro hanno questa logica».
Un ragazzo gli ha chiesto se gli stage previsti dalla riforma della Buona Scuola potessero essere fatti durante l’estate piuttosto che nei mesi di scuola. Poletti gli ha risposto ricordando quando nel 2015 giudicò troppi tre mesi di vacanza raccontando che in estate i suoi figli li mandava a lavorare «al magazzino della frutta a raccogliere le casse»: «Allora mi sono preso la mia dose di schiaffi perché mi hanno detto che volevo cancellare le vacanze, invece bisognerebbe ascoltare quello che uno dice».

La precisazione

In serata arriva la nota del ministro: «Vedo che si stanno strumentalizzando alcune frasi che ho pronunciato in occasione di un incontro con gli studenti di una scuola di Bologna per parlare di alternanza scuola-lavoro e che gli studenti hanno compreso e condiviso nel loro significato. Per questo voglio chiarire che non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola».

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