Uno slogan che non vorremo
ascoltare mai più nelle piazze

risponde Luciano Fontana

(Solinas)
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Caro direttore
mi ritengo di sinistra, in maniera abbastanza radicale e viscerale. E l’età che avanza non ha portato a più miti consigli! Ma continuo a non capire come un’intera generazione di giovani (compresa mia figlia) stia dimostrando questa unilateralità di vedute sulla questione israeliano-palestinese. Giovani, me lo lasci dire, quasi sempre filopalestinesi «da tastiera», che nel dibattito ignorano completamente dati di fatto e approfondimenti, come, ad esempio, su quello che è successo il 7 ottobre 2023 o i tanti fatti della breve-lunga storia di Israele. Mi scuseranno i «compagni» ma io proprio non ci riesco: considero la Shoah un qualcosa di dirimente per chiunque e specialmente per chi si professa di sinistra. Sarò sempre dalla parte di chi ha subito l’orrore indicibile dell’Olocausto. Di certo, ora come ora, Israele non è governato da persone per bene ma questo non cambia la storia e le sue ragioni: colpito al cuore, intende far «piazza pulita» per un ampio raggio intorno a sé e nessuno riuscirà a fargli cambiare idea. Perché significherebbe riaprire le porte ai peggiori incubi del passato. Mi dispiace ma con certi paesi, governanti e gruppi arabi nessun dialogo è possibile.
Domenico Viggiani

Caro Viggiani,
Condivido quasi totalmente ciò che lei scrive sulle manifestazioni a senso unico che si svolgono nelle piazze e nelle università italiane, con una sinistra sempre molto benevola nel sostenerle. La completa rimozione dell’orrore del 7 ottobre (con il massacro deliberato di giovani, donne e bambini solo perché ebrei), la cancellazione delle tragiche ragioni storiche per cui è nato dopo la seconda guerra mondiale lo Stato d’Israele sono inconcepibili. Ascoltare nelle manifestazioni «Palestina libera dalla terra al mare», che per chi non avesse o non vuole capire significa la distruzione e cancellazione di Israele, fa male. Tutte le persone con una coscienza morale, civile e democratica dovrebbero respingere simili slogan senza esitazione. È necessario però anche capire come impedire tutto questo: e allora penso che una campagna militare che sta facendo così tante vittime civili non sia il miglior modo per rispondere. Fornisce un alibi a tutti quelli che, in ogni caso, sarebbero nemici dello Stato ebraico. Netanyahu ha gravi responsabilità, lo dicono in tanti anche dentro Israele. Cacciare gli assassini di Hamas da Gaza è giusto: farlo proteggendo i civili e mettendo in campo un progetto chiaro per il futuro della Striscia e della sua popolazione palestinese è un dovere. Hamas ha tanti nemici anche nel mondo arabo; se vogliamo trovare una soluzione non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio.

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