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Milano, 24 novembre 2015 - 10:07

Cagliari vuol mantenere il prestigio di vent’anni fa

Il Centro di Ricerca in Sardegna fu fondato dal Nobel Rubbia nel 1990 e diede vita a una stagione che vide l’isola all’avanguardia nell’innovazione italiana. Il fisico Pietro Zanarini: «Nel ‘92 il nostro sito fu il primo con “.it”. E la versione web dell’Unione Sarda fu la seconda al mondo dopo il Washington Post»

di Nicola Di Turi

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Gli anni del floppy disk, certo. Ma anche gli anni di Video On Line, di Carlo Rubbia, e del CRS4. Se gli anni Cinquanta portarono in America il primo embrione della Silicon Valley, i Novanta hanno visto la Sardegna protagonista dell’innovazione italiana. Pietro Zanarini, fisico al Centro di Ricerca in Sardegna, ricorda l’estate del 1992 come se fosse ieri. E chiedergli di aprire il cassetto dei ricordi, è quasi come fargli un invito a nozze. «Quell’anno lavorammo al sito del CRS4, il primo con dominio «.it». Dopodiché arrivò la versione web dell’ Unione Sarda , il secondo giornale al mondo a sbarcare online dopo il Washington Pos t . Era una prova che realizzammo in autonomia, senza parlarne con nessuno. Ma appena lo mostrammo all’editore Grauso, lui ne rimase entusiasta. Da lì partì la sua avventura con Video On Line», spiega al Corriere della Sera Pietro Zanarini, 57enne direttore di dipartimento al CRS4.

Sono trascorsi quasi 25 anni da quel 30 novembre 1990, quando veniva registrata la società e nasceva ufficialmente il Centro di Ricerca in Sardegna. Fondato dal Premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, il CRS4 sperimenta in settori come biotecnologia, energia e ambiente. Oggi conta 150 addetti, e tra le attività di punta c’è la digitalizzazione di industria e pubbliche amministrazioni, anche grazie a un data center in grado di ospitare 5 petabyte di dati. «Lavoravo al Cern di Ginevra assieme a Carlo Rubbia. Aveva ricevuto da poco il Nobel, e vennero dalla Sardegna per convincerlo a lasciare il ruolo di direttore generale, per guidare un nuovo centro di ricerca sull’Isola. “Questi sardi vogliono fare una cosa strana”, gli dissero. Lo seguii nel 1990, e diventai la matricola numero uno tra i dirigenti del CRS4», ricorda oggi Zanarini. Quella «cosa strana» era il web, a cui stava già lavorando anche Tim Berners Lee, il papà di internet. «Nella mia divisione al Cern c’era anche Tim. Lo incrociavo spesso, e mi aveva abituato ad un freddo saluto inglese. Ma quando presentò ai superiori del Cern lo studio considerato l’atto di nascita del web, fu liquidato così: “Progetto eccitante, ma vago”. Subito dopo lasciò il Cern», racconta il fisico bolognese.

Spesso non basta avere tra le mani qualcosa di dirompente. È necessario anche che i tempi siano maturi, e il pubblico abbia a disposizione gli strumenti per interpretare le potenzialità di un’idea. Proprio quello che successe nel 1993 con il lancio di Video On Line, il primo fornitore di servizi di rete italiano, venduto nel 1996 dall’editore Niki Grauso a Telecom Italia. «Video On Line pubblicizzava i servizi affermando che internet sarebbe diventato un diritto come il pane. Ma il pubblico ancora non era pronto ad accogliere una novità che si sarebbe imposta successivamente nella società. A fronte di costi elevatissimi per le strutture, Grauso non ebbe un ritorno consistente di abbonati. Così si trovò costretto a vendere, anche perché non poteva quotarsi per raccogliere fondi e investiva direttamente risorse proprie», ragiona il direttore del settore ICT del Crs4. Due anni dopo arrivò Tiscali, nata su impulso di Renato Soru e da una costola dell’esperienza di Video On Line.
Ma a distanza di 20 anni, cos’è rimasto di quell’esperienza in Sardegna? «Secondo un rapporto di Boston Consulting del 2011, l’Italia ha una pessima media per quanto riguarda il livello di innovazione sul territorio. Ci sono punte di eccellenza sparse qua e là, con il Nordest intensamente sviluppato, il Centro mediamente, il Sud che arranca. Poi c’è la Sardegna, che la società indica come la regione italiana con il livello di informatizzazione più alto, inedita mosca bianca dell’Italia», spiega il fisico del CRS4.

Dopo gli exploit degli anni Novanta, il centro di ricerca ha continuato ad avere un legame con il territorio e la città di Cagliari, pur con alterne fortune. Tra i progetti più legati al territorio, il CRS4 lavorò allo sviluppo del sito ufficiale del Museo Archeologico di Cagliari. «Dopo il Louvre di Parigi, negli anni Novanta sarebbe stato il secondo museo in Europa ad avere un sito web. Ma quando presentammo il progetto, il sovrintendente ci guardò chiedendoci perché lo stessimo facendo. Naturalmente non se ne fece nulla», racconta Zanarini. Avere un’idea e lo sguardo proiettato al futuro, a volte non aiuta. Curioso, oggi, guardarsi indietro e fare pubblica ammenda per la miopia che ha caratterizzato le strategie di lungo termine del nostro Paese. Ma in fondo, gli anni Novanta erano pur sempre quelli del floppy disk.

24 novembre 2015 (modifica il 23 dicembre 2015 | 10:59) © RIPRODUZIONE RISERVATA