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Cagliari si scopre silicon town

di Mariano MaugeriCronologia articolo5 marzo 2013

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Argomenti: Accordi e joint ventures | Cagliari | Cern | Ugo Cappellacci | Franco Mannoni | Carlo Rubbia | IBM | Dolores Deidda | Mario Mariani

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2013 alle ore 10:33.

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Fenomenologia della fabbrica delle app, di multinazionali tascabili, di start up e di spin off in un distretto tecnologico urbano. Ventuno imprese e nove laboratori, dicono i numeri, ma le microaziende neonate sono centinaia.

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Cagliari ispira singolari teorie sulla capacità che ha il web (ribattezzato in Sardegna distrICT, dove le ultime tre lettere stanno per Information, communication, technology), di modificare la stessa morfologia urbana di una delle città più affascinanti d'Italia, immersa a sua volta in un'isola arcaica e ipermoderna. Forse nei luoghi dove la modernità è diluita in una storia millenaria sono possibili esercizi micro e macro capaci di cambiare la storia economica di un'area. Obbligatorio, a questo punto, ricapitolare per punti come mai Cagliari sia diventata nel giro di un ventennio la Silicon town italiana. Tutto nasce dall'intuizione di un assessore regionale (uno su mille ce la fa) che nel lontano 1991 crea un centro di calcolo, il Crs4, sul modello del Cern di Ginevra. A dirigerlo chiama il Nobel Carlo Rubbia. Megalomane, forse. Ma Franco Mannoni, così si chiama l'ex assessore, fa il botto. Contemporaneamente, l'editore Nichi Grauso ingaggia un informatico olandese a rivoluzionare il sistema editoriale dell'Unione sarda. L'incrocio tra i ricercatori del Crs4 e l'imprenditore isolano darà vita al primo giornale online italiano, uno dei primi tre del mondo, dal quale gemmerà poco tempo dopo Video On Line, il primo internet center provider da cui poi nascerà tin.it. Con Grauso comincia a lavorare anche Renato Soru, che a quel tempo si dedicava all'edilizia nella Repubblica Ceca (allora Cecoslovacchia). Passare dai centri commerciali alla ramificazione di una rete internettiana a Praga e dintorni, almeno per Soru, è semplice. Di gemmazione in gemmazione vedrà la luce anche Tiscali e con essa i Tiscali's boy, i fratelli maggiori degli sviluppatori di app che a Cagliari in un giorno qualsiasi di febbraio incontri dovunque. Il web domina le discussioni di chiunque, una sorta di sindrome monomaniaca di massa. Con degli incubatori di start up (privati e pubblici) che si fanno una concorrenza felpata, fingendo di ignorarsi e allo stesso tempo rincorrendo sinergie in teoria obbligatorie.

I tre interlocutori del distrICT sono l'università, la Regione, attraverso la partecipata Sardegna ricerche, e gli imprenditori privati, la cui sintesi è rappresentata da Mario Mariani, cofondatore di Tiscali e inventore di un incubatore privato che in questo momento assiste una trentina di start up, di alcune delle quali detiene una partecipazione di minoranza. Il patto era semplice. All'ateneo, e soprattutto al dipartimento di ingegneria elettronica ed elettrotecnica, il compito di sfornare laureati di livello, alla Regione il compito di pianificare e attraverso il Crs4 e il parco tecnologico Polaris di Pula, a 40 chilometri da Cagliari, trasferire tecnologia alle imprese e svolgere il ruolo di incubatore di start up. Ai privati, manco a dirlo, il compito di creare imprese. Di sicuro c'è solo che l'ateneo laurea 128 ingegneri all'anno, tutti di ottimo livello. Tutti il resto è mescolato. Forse troppo. Nel senso che il dipartimento di ingegneria elettronica e il Crs4 si sono concentrati molto sulla ricerca e poco sul trasferimento tecnologico. La ricerca pura ha la sua dignità, dicono gli imprenditori, ma forse da noi si esagera. Ci vuole una strategia. E la strategia, almeno quella pubblica, se la rimpallano la partecipata Sardegna ricerche, presieduta a Maria Paola Corona, laurea in matematica ed ex manager Ibm, berlusconiana ancora prima che Berlusconi scendesse in campo, figlia del massone Armandino, gran maestro del Grande Oriente d'Italia, e il centro per la programmazione regionale. Storie invecchiate di colpo perché qualche giorno fa il governatore Ugo Cappellacci ha dichiarato che potrebbe azzerare la Giunta intera. La Corona gestisce una cassa pingue: 34 milioni attraverso le quali cofinanzia start up del web e non solo. La presidente, dirottata a Sardegna Ricerche per far posto all'assessorato Affari generali a Mariolino Floris, ci tiene a far notare come i tempi delle erogazioni siano calati drasticamente: "I fondi dell'ultimo bando li abbiamo liquidati novanta giorni dopo la fine della presentazione delle domande, feste natalizie comprese", sottolinea con orgoglio.

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TAG: Accordi e joint ventures, Cagliari, Cern, Ugo Cappellacci, Franco Mannoni, Carlo Rubbia, IBM, Dolores Deidda, Mario Mariani, Repubblica Ceca, Maria Paola Corona, Mariolino Floris, Pierluigi Monceri, Nichi Grauso, Renato Soru, GIUDIZIOPUNTI, Grande Oriente, Tiscali, Srm

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